Il Comune è tenuto a ordinare la demolizione di opere edilizie abusive, anche se realizzate mediante interventi di manutenzione straordinaria o mutamento di destinazione d'uso, in assenza dei prescritti titoli abilitativi, in quanto l'esercizio del potere repressivo mediante applicazione della misura ripristinatoria costituisce atto dovuto, per il quale è "in re ipsa" l'interesse pubblico alla sua rimozione, a prescindere dalla gravità dell'abuso o dalla possibilità di sanatoria. L'ordinanza di demolizione non richiede una specifica motivazione, essendo sufficiente l'oggettivo riscontro dell'abusività dell'opera e della sua assoggettabilità al regime del permesso di costruire. L'applicazione dell'art. 27 del T.U.E.D., che prevede l'ordine di demolizione ad horas, non è limitata alle sole zone di inedificabilità assoluta, ma è sempre possibile in presenza di interventi abusivi, senza che ciò comporti necessariamente un vulnus per il destinatario dell'ordine, il quale può comunque proporre ricorso e ottenere la sospensione dell'esecuzione. Il mancato rispetto dei termini procedimentali previsti dall'art. 31 del T.U.E.D. non inficia la legittimità dell'ordinanza di demolizione, in quanto si tratta di vizi meramente formali, irrilevanti ai fini dell'impugnazione.