Il falso ideologico in atto pubblico sussiste anche in assenza di animus nocendi o animus decipiendi, essendo sufficiente il dolo generico, ossia la volontarietà e consapevolezza della falsa attestazione di fatti, indipendentemente dalla finalità perseguita. L'accertamento della sussistenza del reato di falso ideologico richiede un approfondimento dibattimentale ogni qualvolta vi siano elementi probatori, ancorché contraddittori o insufficienti, che si prestino a soluzioni aperte, non potendosi escludere il rinvio a giudizio sulla base di una valutazione anticipata e definitiva del merito della vicenda, che deborda dai limiti della delibazione propria della sentenza di proscioglimento. Il giudice, nel pronunciare il non luogo a procedere ai sensi dell'art. 425 c.p.p., deve limitarsi a valutare l'inutilità del dibattimento, senza esprimere un anticipato e definitivo giudizio di merito, laddove sussistano elementi suscettibili di sviluppo probatorio e di soluzioni alternative.