Il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, afferma che l'ordine di demolizione di opere edilizie abusive e l'acquisizione gratuita al patrimonio comunale delle relative aree di sedime costituiscono legittimi provvedimenti sanzionatori, distinti e autonomi rispetto all'autorizzazione all'esercizio dell'attività di cava rilasciata dalla Regione. Tali provvedimenti comunali, adottati nell'ambito delle proprie competenze in materia edilizia, non sono incompatibili né revocati implicitamente dal successivo parere favorevole del Comune all'attività estrattiva, in quanto quest'ultimo interviene su un diverso piano, quello urbanistico-ambientale, senza incidere sulla pregressa accertata abusività edilizia. L'individuazione specifica dell'area da acquisire gratuitamente al patrimonio comunale, in caso di inottemperanza all'ordine di demolizione, può avvenire con il successivo provvedimento che accerti tale inadempimento, senza che ciò sia necessario già nell'atto demolitorio. Inoltre, la precarietà di un manufatto non dipende dalla sua materiale smontabilità, ma dalla sua oggettiva finalità temporanea e transitoria, non ricorrente nel caso di specie in cui le opere abusive risultano stabilmente insediate da circa venti anni. Pertanto, il Comune può legittimamente procedere all'acquisizione gratuita delle aree di sedime degli abusi edilizi, in applicazione dell'art. 31, comma 3, del d.P.R. n. 380/2001, in seguito all'accertata inottemperanza all'ordine di demolizione, senza che ciò sia precluso dall'intervenuta autorizzazione regionale all'attività estrattiva.