Cassazione penale Sez. V sentenza n. 234 del 7 gennaio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:234PEN

Massima

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Il linguaggio offensivo e volgare utilizzato nei confronti di una persona, anche nell'ambito di una discussione di lavoro, può integrare il reato di ingiuria qualora emerga l'intento di ledere l'onore e la reputazione professionale della persona offesa, oltrepassando la mera manifestazione di un contrasto di opinioni. In tali casi, il giudice deve valutare complessivamente l'espressione contestata, il tono utilizzato e il contesto in cui è stata pronunciata, al fine di accertare se essa abbia assunto carattere ingiurioso, a prescindere dalla sua eventuale diffusione nel parlare comune. Il reato di ingiuria, infatti, sussiste quando l'espressione offensiva sia idonea a ledere la reputazione e l'onorabilità della persona, indipendentemente dalla sua qualificazione come "volgare" o meno. Pertanto, il giudice deve verificare se la condotta dell'imputato, pur collocata nell'ambito di una discussione di lavoro, abbia travalicato la mera manifestazione di un dissenso, configurando un'offesa all'onore professionale della parte offesa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. TERESI Alfredo - Presidente

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - rel. Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Frosinone;

nel procedimento nei confronti di:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 22/10/2010 del Giudice di pace di Frosinone;

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Carlo Zaza;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. SALZANO Francesco, che ha concluso per l'annullamento con rinvio della sen…

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