La massima giuridica che può essere estratta dalla sentenza è la seguente: La circostanza attenuante della provocazione, prevista dall'art. 62 n. 2 c.p., non è configurabile quando la condotta delittuosa è il risultato della sedimentazione nell'agente di un sentimento di vendetta, pur se riconducibile a un fatto profondamente ingiusto, e non ricorre un fatto nuovo intervenuto in prossimità della commissione del reato. Ai fini della determinazione della pena, il giudice può legittimamente tenere conto dello stesso elemento di valutazione, previsto dall'art. 133 c.p., sotto diversi profili, in quanto tale elemento può influire su più aspetti della valutazione complessiva. La mancata concessione delle attenuanti generiche nella misura massima non impone al giudice di considerare necessariamente gli elementi favorevoli dedotti dall'imputato, essendo sufficiente che nel riferimento a quelli sfavorevoli di preponderante rilevanza, ritenuti ostativi alla concessione delle predette attenuanti nella massima estensione, abbia riguardo al trattamento sanzionatorio nel suo complesso, ritenendolo congruo rispetto alle esigenze di individualizzazione della pena.