Cassazione penale Sez. V sentenza n. 22359 del 4 giugno 2008

ECLI:IT:CASS:2008:22359PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: In tema di delitti contro l'onore, non è richiesta la presenza di un animus iniurandi vel diffamandi, essendo sufficiente il dolo generico, che può assumere anche la forma del dolo eventuale, in quanto basta che l'agente, consapevolmente, faccia uso di parole ed espressioni socialmente interpretabili come offensive, secondo il loro significato oggettivo, a prescindere dalle intenzioni dell'agente. Pertanto, ai fini della configurabilità del reato di diffamazione, è irrilevante che l'imputato non abbia agito con l'intento specifico di offendere la reputazione altrui, essendo sufficiente che egli abbia consapevolmente utilizzato espressioni che, secondo il loro significato comune, risultino offensive per il soggetto passivo del reato. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza dell'elemento soggettivo del reato, deve pertanto fare riferimento all'oggettivo significato delle parole impiegate, senza necessità di indagare sulle reali intenzioni dell'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FAZZIOLI Edoardo - Presidente

Dott. CALABRESE Renato - Consigliere

Dott. ROTELLA Mario - Consigliere

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. DIDONE Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) PA. EL. , N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 28/12/2006 GIUDICE DI PACE di FOGGIA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dr. CALABRESE RENATO LUIGI;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dr. Galati Giovanni, che ha concluso per l'annullamento con rinvio;

udito il difensore avv. Maglio Sergio e Bertolino Tullio.

OSSERVA

Co…

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