Il tentativo di frode in commercio si configura anche nella semplice detenzione, all'interno di un esercizio di ristorazione, di alimenti congelati o surgelati non dichiarati come tali nel menu, in quanto tale condotta è univocamente idonea a consegnare ai clienti un prodotto diverso, per qualità, da quello dichiarato. L'obbligo di indicare la natura del prodotto negli esercizi di ristorazione permane anche quando lo stesso subisca lo scongelamento per l'immediata preparazione delle pietanze in favore della clientela, in quanto la mancata specificazione della qualità del prodotto (naturale o congelato) integra il reato di tentata frode nell'esercizio del commercio, poiché la proposta di vendita non veritiera, insita nella lista vivande, costituisce un atto diretto in modo non equivoco a commettere il delitto di cui all'articolo 515 c.p. Tale principio è ormai consolidato nella giurisprudenza di legittimità, la quale ritiene che il tentativo di frode in commercio possa configurarsi anche in assenza di una concreta trattativa con il singolo avventore, essendo sufficiente la mera disponibilità, nella cucina di un ristorante, di alimenti surgelati non indicati come tali nel menu.