Il Comune non può negare l'autorizzazione per la realizzazione di un passo carrabile con relativo cancello di accesso a un fondo privato che prospetta su una strada pubblica, quando gli accertamenti istruttori disposti dal giudice amministrativo dimostrino che l'area interessata dall'intervento non è di proprietà comunale né destinata ad uso pubblico, ma costituisce una strada privata a uso pubblico. In tali casi, il diniego dell'autorizzazione da parte del Comune, fondato sull'erronea premessa della proprietà pubblica dell'area, è illegittimo per violazione di legge ed eccesso di potere, in quanto il proprietario del fondo privato ha il diritto di ottenere l'autorizzazione per realizzare il passo carrabile e il relativo cancello di accesso, in assenza di validi motivi ostativi. Il Comune, pertanto, non può negare l'autorizzazione richiesta, dovendo riconoscere il diritto del proprietario di accedere al proprio fondo mediante la realizzazione del passo carrabile, salvo che non sussistano altre ragioni di interesse pubblico prevalenti che giustifichino il diniego. La massima si fonda sul principio secondo cui il diritto di accesso al proprio fondo, mediante la realizzazione di un passo carrabile, costituisce espressione dello ius aedificandi e dello ius proprietatis, che possono essere limitati solo per motivi di interesse pubblico adeguatamente motivati dall'amministrazione. Inoltre, l'attribuzione al Sindaco della competenza per l'adozione di atti gestionali, anche in deroga ai criteri di riparto previsti dalla legge, è legittima quando disposta dal Comune in applicazione della facoltà prevista dall'art. 53, comma 23, della legge n. 388/2000, al fine di ovviare a carenze organizzative, senza che sia necessaria una specifica motivazione in ordine alle esigenze di contenimento della spesa.