La falsità ideologica in atto pubblico commessa dal pubblico ufficiale mediante la retrodatazione di un documento, al fine di indurre in errore l'amministrazione, integra il reato di cui all'art. 479 c.p. anche qualora la finalità concreta perseguita dall'agente sia diversa da quella ipotizzata nell'imputazione, purché non sia pregiudicato il diritto di difesa dell'imputato. Il termine di prescrizione del reato, punibile con la pena massima di sei anni di reclusione meno un giorno, è di dieci anni, prorogato fino a un massimo di quindici anni per effetto degli atti interruttivi succedutisi nel corso del processo, senza che rilevi la sospensione del termine per effetto di disposizioni normative successive al momento consumativo del reato. La Corte di cassazione, nel giudizio di legittimità, non può riesaminare il merito della vicenda, essendo precluso il riesame degli elementi probatori valutati dal giudice di merito, salvo che non emergano vizi logici o contraddittorietà palesi nella motivazione.