Cassazione penale Sez. I sentenza n. 50712 del 3 dicembre 2014

ECLI:IT:CASS:2014:50712PEN

Massima

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Il porto e la detenzione illegale di armi da fuoco, anche se commessi al fine di agevolare l'attività di un'associazione di tipo mafioso, costituiscono reati distinti e non assorbibili l'uno nell'altro, in quanto tutelano interessi giuridici diversi. La sussistenza dell'aggravante di cui all'art. 7 del d.l. n. 152 del 1991 (c.d. "metodo mafioso") non richiede l'appartenenza organica dell'agente all'associazione criminale, essendo sufficiente che egli abbia agito con modalità tipiche della criminalità organizzata, dando un contributo al raggiungimento dei fini del sodalizio. Il riconoscimento delle attenuanti generiche è escluso quando le modalità della condotta e la pericolosità sociale dell'imputato risultano incompatibili con tale beneficio. Il vincolo della continuazione tra reati non può essere automaticamente riconosciuto tra il reato associativo e i singoli reati-fine, essendo necessario accertare l'originaria progettazione di una serie ben individuata di comportamenti illeciti, già concepiti nelle loro caratteristiche fondamentali.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. TARDIO Angela - Consigliere

Dott. LOCATELLI Giuseppe - Consigliere

Dott. ROCCHI Giacomo - Consigliere

Dott. CENTONZE Alessandr - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 3707/2012 CORTE APPELLO di NAPOLI, del 05/04/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 12/11/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ALESSANDRO CENTONZE;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. GALLI Massimo che ha concluso per l'annullamento con rinvio limitatamente all'aggravante di cui al Decreto Legge 13 maggio 1991, n. 152, articolo 7.

RILEVA…

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