Cassazione penale Sez. II sentenza n. 34199 del 2 dicembre 2020

ECLI:IT:CASS:2020:34199PEN

Massima

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Il reato di estorsione, ai sensi dell'art. 629 c.p., si configura quando l'agente, mediante violenza o minaccia, costringe taluno a fare o ad omettere qualche cosa al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno. Tuttavia, affinché il reato si possa considerare consumato, è necessario che l'agente abbia effettivamente ottenuto il profitto ingiusto a seguito della condotta costrittiva. In assenza di tale elemento, il reato deve essere qualificato come tentato, ai sensi dell'art. 56 c.p. Inoltre, nel caso di reato continuato, non sussiste l'obbligo di specifica motivazione per ogni singolo aumento della pena, essendo sufficiente indicare le ragioni a sostegno della quantificazione della pena-base. Tuttavia, qualora il giudice commetta un errore di calcolo nella determinazione della pena finale, tale errore deve essere corretto in sede di rinvio per la sola rideterminazione della sanzione, ferma restando l'irrevocabilità dell'affermazione di responsabilità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DIOTALLEVI G. - Presidente

Dott. IMPERIALI Lucia - Consigliere

Dott. MESSINI D'AGOSTINI Piero - Consigliere

Dott. COSCIONI - rel. Consigliere

Dott. DI PISA Fabio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 14/01/2019 della CORTE APPELLO di LECCE;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. GIUSEPPE COSCIONI;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. CARDIA Delia, che ha concluso chiedendo dichiararsi inammissibile il ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Il difensore di (OMISSIS) propone ricorso per cassazione avverso la sentenza della Corte di appello di…

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