Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso avverso l'ordinanza di demolizione di opere edilizie realizzate senza titolo, ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. La presentazione di una domanda di accertamento di conformità edilizia ex art. 36 del Testo Unico Edilizia, successivamente all'adozione dell'ordinanza di demolizione, determina la sopravvenuta carenza di interesse a coltivare motivi di gravame basati sulla natura giuridica accessoria e pertinenziale delle opere, qualora il dirigente competente non si pronunci entro 60 giorni, dando luogo a un diniego tacito non impugnato. Tale diniego tacito postula la riconducibilità delle opere abusive al regime edilizio più impegnativo del permesso di costruire, rendendo incontestabile la qualificazione dell'abuso come opera insanabile. 2. Il mancato pronunciamento dell'amministrazione competente sulla domanda di compatibilità paesaggistica ex art. 167 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, non è in grado di incidere sulla legittimità dell'ordinanza di demolizione, una volta accertata l'incompatibilità delle opere sotto il profilo edilizio. 3. Anche a prescindere dalla mancata impugnazione del diniego tacito di sanatoria, il ricorso è comunque da respingere nel merito, in quanto le opere contestate, realizzate in territorio vincolato, costituiscono interventi di nuova costruzione ai sensi dell'art. 3, comma 1, lett. e) del Testo Unico Edilizia, subordinati alla sanzione demolitoria.