Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 39223 del 23 settembre 2013

ECLI:IT:CASS:2013:39223PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, in ragione del proprio ufficio, venga a conoscenza di notizie riservate relative a indagini a suo carico e le riveli indebitamente a terzi, commette il reato di violazione di segreto d'ufficio di cui all'art. 326 c.p. Tale condotta è punibile anche qualora le informazioni siano state apprese nell'ambito di un procedimento penale connesso, purché vi sia un nesso oggettivo, probatorio e finalistico tra i due procedimenti. La responsabilità del pubblico ufficiale può essere accertata sulla base di elementi indiziari, quali le dichiarazioni di terzi e i rapporti di amicizia con il soggetto a cui le notizie sono state rivelate, senza che sia necessaria la prova diretta della rivelazione. Il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella valutazione della gravità della condotta e nella determinazione della pena, non essendo tenuto a concedere le attenuanti generiche in assenza di elementi che giustifichino una diversa valutazione rispetto alla condanna in primo grado.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MILO Nicola - Presidente

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. CARCANO Domenico - rel. Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 367/2012 CORTE APPELLO di CAGLIARI, del 13/12/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 15/05/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. DOMENICO CARCANO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. LETTIERI Nicola che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. (OMISSIS) impugna la sentenza della Corte d'appello di Cagliari …

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