Cassazione penale Sez. V sentenza n. 13089 del 27 marzo 2008

ECLI:IT:CASS:2008:13089PEN

Massima

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Il diritto di critica professionale, pur costituendo un limite legittimo all'esercizio dei reati di ingiuria e diffamazione, trova il suo fondamento e i suoi confini nel rispetto della verità dei fatti riferiti e nell'assenza di intenti meramente diffamatori o oltraggiosi. Pertanto, affinché la critica possa ritenersi scriminata, è necessario che essa si mantenga entro i limiti della continenza espressiva e della verifica della veridicità dei fatti posti a suo fondamento, senza degenerare in attacchi gratuiti e pretestuosi alla reputazione altrui. Ove tali requisiti non siano rispettati, la condotta può integrare gli estremi dei reati di ingiuria e diffamazione, a prescindere dalle intenzioni soggettive dell'agente, essendo sufficiente la coscienza e volontà di utilizzare espressioni socialmente percepibili come offensive.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FAZZIOLI Edoardo - Presidente

Dott. COLONNESE Andrea - Consigliere

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. DIDONE Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

MA. RO. (P.C.) N. IL (OMESSO);

nei confronti di:

M. C. N. IL (OMESSO);

avverso la SENTENZA del 23/01/2006 TRIBUNALE di ROMA;

Visti gli atti, la sentenza denunziata e il ricorso;

Udita in pubblica udienza la relazione fatta dal Consigliere Dott. PAOLO OLDI;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Vito Moretti che ha concluso per il rigetto del ricorso;

Udito, per la parte civile, l…

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