Cassazione penale Sez. V sentenza n. 48403 del 20 novembre 2014

ECLI:IT:CASS:2014:48403PEN

Massima

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Il reato di falsa dichiarazione sull'identità personale (art. 496 c.p.) richiede la consapevole e volontaria affermazione di una circostanza non corrispondente al vero, con l'intento di trarre in inganno l'autorità procedente. Pertanto, la mera risposta imprecisa o non pienamente aderente alla realtà, in assenza di dolo specifico di indurre in errore, non integra gli estremi del reato. Inoltre, l'obbligo di fornire informazioni sulla propria identità e condizione personale è strettamente correlato alla formazione di un atto pubblico, non sussistendo un generale dovere di rispondere a domande di polizia giudiziaria su tali elementi. Conseguentemente, il giudice di merito gode di ampio margine di discrezionalità nella valutazione dell'elemento soggettivo del reato e della rilevanza probatoria delle dichiarazioni rese dall'indagato, purché tale valutazione sia adeguatamente motivata e priva di vizi logici.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MARASCA Gennaro - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO P. - rel. Consigliere

Dott. LIGNOLA F. - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI PALERMO;

nei confronti di:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 1445/2013 GIUDICE UDIENZA PRELIMINARE di PALERMO, del 03/03/2014;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. DEMARCHI ALBENGO PAOLO GIOVANNI;

Il Procuratore generale della Corte di cassazione, Dott. SCARDACCIONE Eduardo Vittorio, ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Il pubblico ministero …

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