Cassazione penale Sez. V sentenza n. 37864 del 12 settembre 2019

ECLI:IT:CASS:2019:37864PEN

Massima

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Il diritto di critica politica, quale espressione della libera manifestazione del pensiero costituzionalmente tutelata, consente l'utilizzo di espressioni anche aspre e taglienti, purché funzionali alla formulazione di un giudizio valutativo su questioni di pubblico interesse e non trasmodi in una gratuita aggressione della reputazione altrui. Pertanto, le espressioni impiegate, pur potenzialmente offensive, non integrano il reato di diffamazione quando siano dirette a censurare l'esercizio di una funzione pubblica, piuttosto che a ledere la sfera personale del soggetto, e risultino proporzionate e pertinenti al contesto dialettico in cui sono inserite. Il giudice è tenuto a valutare il contesto complessivo in cui le espressioni sono state utilizzate, verificando se esse siano riconducibili a un legittimo esercizio del diritto di critica politica, anziché a un intento meramente diffamatorio.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZAZA Carlo - Presidente

Dott. BELMONTE Maria T. - rel. Consigliere

Dott. CALASELICE Barbara - Consigliere

Dott. TUDINO Alessandrina - Consigliere

Dott. RICCARDI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 23/05/2018 della CORTE APPELLO di LECCE;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere BELMONTE MARIA TERESA;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore LORI PERLA che ha concluso chiedendo;
Il Proc. Gen. conclude per l'inammissibilita'.
udito il difensore:
L'avv. (OMISSIS) chiede l'inammissibilita' del ricorso e deposita conclusi…

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